Capitolo 4. Il neorealismo.

Ovvero: (in)consapevole ispirazione.

Ritratto di un contadino (foto in mostra).

Il nostro fotografo ha immortalato la realtà che lo circondava, ed avendolo fatto tra la fine degli anni ’30 e la metà degli anni ’50, la memoria non può che andare a ripescare dall’immaginario collettivo del neorealismo italiano.
Questi infatti :

“sono gli anni del neorealismo cinematografico e letterario, anni in cui una parte del mondo intellettuale e della società civile guarda con speranza alla costruzione di una nuova Italia democratica e la fotografia diventa un efficace strumento per interrogarsi e riflettere sul proprio tempo e la propria società.” (https://bit.ly/2FUeb5k)

L’elevato valore documentale delle foto non viene meno nonostante la loro “amatorialità”. Lo stile dilettantesco infatti ci regala dei quadri di vita reale, senza filtri, dai quali emergono stati d’animo, emozioni e valori propri del momento storico in cui sono state scattate. Le immagini ci restituiscono “uno spaccato della vita rurale e contadina di un tempo, una visione con influenza neorealista che proprio in quell’intervallo vedeva nascere una corrente a cui afferiscono fotografi del calibro di Mario De Biasi, Arturo Zavattini, Franco Pinna, Chiara Samugheo, Nino Migliori e molti altri.” (Diego Pizi, responsabile tecnico scientifico della Fototeca Provinciale di Fermo).